murakami secondo kat menschik
Murakami secondo Kat Menschik

“Morire, dormire./ Dormire, forse sognare.”, recita l’Amleto di Shakespeare nel suo celebre monologo.

Oggi, a secoli di distanza, anche Murakami si sofferma a riflettere su questi temi in un racconto, Sonno, già apparso diversi anni fa nella raccolta L’elefante scomparso e altri racconti e ora ripubblicato in un volume apposito, insieme alle bellissime tavole dell’artistica tedesca Kat Menschik (trad. di A. Pastore, Einaudi, 2014, pp. 77, € 15, ora in offerta a 12,75), a cui avevo già accennato qui.

Se nel romanzo After dark troviamo Eri, una giovane sprofondata da settimane in un torpore dal quale non sembra volersi riscuotere, qui, invece, abbiamo a che fare con un’anonima trentenne che non può e, in fondo, non desidera neppure abbandonarsi al riposo.

piedi murakami racconto sonnoUn’esistenza da casalinga come tante, un marito, un figlio, un appartamento accogliente, un passato da studentessa brillante, i piccoli impegni quotidiani che si affastellano l’uno sull’altro, sino a trasformare i giorni in una routine incolore. E poi, una notte, all’improvviso, una visione – terribilmente incredibile, incredibilmente vera: il desiderio e il bisogno di dormire si dileguano, per una, due, quattro, troppe notti per trattarsi soltanto di una coincidenza.

Eppure, la donna non sembra risentire della sua insonnia: il suo corpo anzi si rinvigorisce e l’interiorità sembra liberarsi con sollievo delle ombre e delle remore che le impedivano di contattare le parti più vere di sé. Ecco che allora le ore di veglia si trasformano in tempo prezioso; la madre e la moglie esemplare che di giorno si affanna in casa lascia il posto a una ragazza che, dopo il crepuscolo, tenta di evadere dalla sua vita attraverso letture frenetiche o fughe in auto.

murakami sonno racconto Al di là delle sue palpebre, però, nel buio, è sempre in agguato un mondo sconosciuto, percorso da un angoscioso senso di morte e rivelazione:

Una sensazione di gelo mi pervade fin nel midollo e mi paralizza. Di nuovo rimango ferma ad occhi chiusi. Non riesco piú ad aprirli, guardo il buio spesso che si erge davanti a me, un buio profondo e disperato come l’universo stesso. Sono sola. La mia coscienza si sta concentrando e dilatando. Ho l’impressione che volendo potrei vedere l’universo tutto intero, fino in fondo. Però non lo faccio. È troppo presto.

Le numerose illustrazioni di Kat Menschik riescono visivamente a mostrarci il lato onirico e a tratti ossessivo dell’esistenza della protagonista; i tre colori utilizzati – bianco, nero, grigio – sembrano quasi alludere al conflitto fra la vita, la morte e l’insolita condizione intermedia sperimentata nell’opera. Se esista una via di fuga da questa situazione, sta al lettore intuirlo.

2 commenti il “Sonno” di Murakami Haruki, illustrato da Kat Menschik

  1. Le illustrazioni sembrano davvero belle. In libreria il volume era incellofanato e quindi impossibile da sfogliare (forse apposta per proteggerlo da chi aveva già letto il racconto).

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