Condivido la scoperta di questo volume che – mea culpa – non conoscevo: La fine dell’estate di Harumi Setouchi (Neri Pozza, pp. 192, € 15). Questa la presentazione dell’editore:

La fine dell’estate è il primo romanzo, nella letteratura giapponese moderna, a narrare senza reticenze, con una sincerità quasi brutale, di un burrascoso, romantico e scandaloso triangolo amoroso.
Tomoko è una giovane donna raffinata e piena di grazia e attenta ai doveri della tradizione. Si è sposata seguendo la secolare consuetudine dell’o-miai, il matrimonio combinato, con Sayama, giovane professore universitario che ha ricevuto un incarico a Pechino. Nella capitale straniera, Tomoko assolve con scrupolo i suoi compiti di moglie, accudisce la casa, cura la vita pubblica di Sayama ricevendo i suoi giovani allievi. Il suo inappuntabile comportamento esteriore cela, però, il piú grande tumulto interiore: un cuore pronto a concedersi alla passione piú sfrenata, e dei sensi che aspettano solo di accendersi e bruciarsi in un niente.
Il giorno, perciò, in cui Ryōta, uno degli allievi di Sayama, le rivela di essere incantato dalla sua grazia così priva del distacco delle «signore della sua età» (Ryōta ha sei anni di meno), Tomoko scioglie i ceppi della sua innata passionalità, abbandona il tetto coniugale e va a vivere con il giovane studente. Seguendo l’antica legge per la quale piú sfrenata è la passione piú sfiorisce celermente l’amore, il primo incontro tra Tomoko e Ryōta dura un’intensa breve stagione. Rimasta sola, alla deriva tra i marosi della vita, Tomoko va a vivere a Kyoto, l’antica capitale, dove frequenta una scuola di tintura tradizionale di tessuti. Dopo aver acquisito un’indiscussa maestria nel tingere d’indaco e altri magnifici colori le stoffe per lussuosi kimono, si trasferisce a Tokyo, dove incontra Shingo, un autore di romanzi di scarso successo che da anni vive una vita di stenti in compagnia di moglie e figlia. Con Shingo stringe una relazione alimentata da affetto tenace e forza delle abitudini, una relazione che va avanti per otto anni indisturbata, finché non compare di nuovo Ryōta a creare scompiglio.
Romanzo autobiografico, La fine dell’estate è una di quelle rare opere che illuminano i conflitti del Giappone moderno. Attraverso i moti del cuore di Tomoko, redenzione e cedimento al caos della vita, sentimento e sensualità, smania moderna e rispetto della tradizione, ribellione e sentimento di colpa svelano in queste pagine la loro intima complicità.

3 commenti il "La fine dell’estate" di Harumi Setouchi

  1. Cara Lalla, sì, si tratta della scheda dell’editore. Con la vecchia veste grafica del blog, si notava visivamente in modo piuttosto chiaro che si trattava di una citazione, perché dotata di uno sfondo diverso dal resto del testo (come d’altronde avveniva anche in altri post); purtroppo, con il nuovo (provvisorio) template le citazioni (come vengono solitamente chiamate nella piattaforma WordPress) sono indicate soltanto da quella lunga riga grigia a sinistra. Effettivamente, questo assetto grafico può generare confusione e persino delusione nei lettori, come nel tuo caso, e mi dispiace. Ora ho modificato leggermente il testo, in modo tale che sia chiaro che si tratta della presentazione dell’editore.

    Aggiungo con serenità che “La fine dell’estate” non è l’unico volume presente nel blog senza esser stato da me recensito; in tutti questi casi, comunque, si troverà sempre – a livello grafico e/o verbale – l’indicazione che quanto segue è tratto dalla quarta di copertina o dal sito della casa editrice. Non farei mai passare per mio uno scritto che non lo è, ed ho lavorato abbastanza nell’editoria per sapere che così nasce il rischio di avere problemi legali e, soprattutto, di perdere la faccia.

    Infine, vorrei spiegare come mai su Biblioteca giapponese si può incappare nelle cosiddette schede del libro o presentazioni dell’editore. Tutto il blog è gestito unicamente da me, Anna Lisa, senza sponsor, finanziamenti o collaboratori (tranne qualche sporadico intervento di amici): per questa ragione, non mi è sempre possibile acquistare di tasca mia i volumi, procurarmeli in altri modi o semplicemente trovare il tempo di leggere e magari anche recensire tutti quelli che vorrei. In ogni caso, ripeto che ogni qualvolta io abbia tratto materiale da fonti vi sono uno o più elementi a indicare che si tratta di un prestito, e non di un’appropriazione indebita.

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