Da piccola, nutrivo una passione sconfinata per il Game Boy, col quale trascorrevo ore e ore a giocare, soprattutto con Tetris e Super Mario. Crescendo, ho abbandonato – un po’ a malincuore – questo hobby; per questa ragione voglio dedicare il post a coloro che, invece, continuano a coltivarlo anche da adulti.
Il libro che vi presento oggi è, infatti, Power up. Come i videogiochi giapponesi hanno dato al mondo una vita extra di Chris Kohler (ed. Multiplayer.it, pp. 310, € 15), ritenuto dagli aficionados del genere un must.
L’autore è un noto recensore trentenne di videogame, laureato in studi giapponesi e pluripremiato. Nel volume ripercorre la storia dei videogiochi giapponesi, cercando di individuare la chiave del loro successo planetario; per far ciò, dialoga con alcune delle maggiori figure del campo (Shigeru Miyamoto, Hideo Kojima, etc.), mettendo in luce i complessi rapporti tra industria, pop culture e comunicazione.
Libri e videogiochi giapponesi: "Power up" di Chris Kohler
Categorie: cultura giapponese, saggistica
a chi lo dici…
passavo ore a rimbecillirmi. in effetti mi sono sempre chiesto da dove derivi il talento dei giapponesi nel creare questi mondi virtuali e anche “allucinati” in un certo senso.
supermario che rincorre un fungo, dai ma a chi verrebbe in mente una cosa del genere? 🙂
Se non sbaglio, negli stessi anni in cui super Mario inseguiva un fungo, gente in carne ed ossa si sottoponeva a prove ben più dolorose e idiote in Takeshi’s Castle (che io adoravo vedere in Mai dire banzai), quindi perché stupirsi delle idee della Nintendo? 😉